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SUGGERIMENTI


(dove mangiare)

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(dove dormire)

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(cosa vedere)

Gamcheon Culture Village (부산 감천문화마을)
203, Gamnae 2-ro, Saha-gu, Busan
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Gwangalli beach (광안리해수욕장)
219, Gwanganhaebyeon-ro
Suyeong-gu, Busan
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Haeundae Beach (해운대해수욕장)
264, Haeundaehaebyeon-ro
Haeundae-gu, Busan

Foto


Thumbnail Gamcheon cultural village
Thumbnail Mario e Simona a Gamcheon
Thumbnail Pollo al barbecue Corea
Thumbnail Io distrutto dal piccante coreano
Thumbnail Gwangalli Beach Busan
Thumbnail Haeundae beach Busan
Thumbnail artisti coreani sotto la pioggia ad Haeundae beach
Thumbnail cena a Busan

Busan il colorato e pittoresco Gamcheon village

Villaggi colorati, cibo da strada e spiaggie cittadine
Anche oggi restiamo a Busan, ci sono ancora molte cose da vedere in questa città coreana, cose che non vogliamo perderci. Dalla finestra non c’è traccia del sole, il cielo appare completamente grigio, uniforme, come se fosse stato cancellato da un unica e pigra pennellata di non colore. Il meteo avvisa che farà caldo, come sempre, che l’umidità sarà elevata e che pioverà quasi tutta la giornata, insomma la giornata perfetta per dei turisti come noi.
Scendiamo nella sala colazioni per cibarci delle solite bacche e radici, con aggiunta di kimchi piccante e fresco ed a sorpresa di alcuni würstel bolliti che per questo hotel sono una vera novità.

Prima di abbandonare la camera dobbiamo fare qualcosa per i panni stesi che non si sono ancora asciugati e non credo abbiano intenzione di farlo, per questo decidiamo che l’unico modo è dargli un colpo di peon in modo da accelerare il processo di asciugatura, non possiamo viaggiare con i panni bagnati nelle valige, dobbiamo per forza asciugarli entro domani mattina.
Il nostro programma prevede di andare a visitare il villaggio Gamcheon, una sorta di mega agglomerato di case colorate che piace molto ai turisti, per poi fare un salto in una delle spiagge cittadine.
Non ho idea di quanti chilometri abbiamo camminato per raggiungere il villaggio, lo si vede da lontano perché è costruito a ridosso della montagna, ma più si cammina e più sembra sparire dietro i grattacieli cittadini, tanto che ad un certo punto cominci a domandarti se non si tratta di un miraggio, la pioggia poi non aiuta e rende tutto più noioso.
Gamcheon cultural village
Alla fine però ci siamo riusciti, abbiamo raggiunto l’ingresso del villaggio, dove moltissimi altri turisti, sfidando la giornata piovosa, stanno come noi cominciando ad esplorarne le stradine colorate.
Le case qui non sono proprio moderne, ne credo abbiano rispettato un piano regolatore, perché a guardarle da lontano appaiono come un agglomerato di colori e costruzioni che non rispettano alcun canone architettonico.
Si ha come la sensazione che siano costruite una sull’altra, cercando però di non stravolgere l’andamento sinuoso della montagna sulla quale sono costruite.
Mario e Simona a Gamcheon
Lungo le stradine che si inerpicano su è giù dalla montagna si trovano tantissimi studi d’arte che espongono opere pittoriche o sculture, spesso discutibili, ma che rendono l’idea della vitalità artistica del posto che tenta di distinguersi dalla monotonia della parte di città più canonica, dove fanno da padrone uffici, ristoranti e vie dello shopping.
Qui si è immersi nei colori pastello, in un ritmo di vita che sembra più lento e che riusciremmo a gustare meglio se il tempo non fosse così insistente nel volerci rovinare la giornata a tutti i costi.
Nemmeno la vista del mare dall’alto del villaggio riesce a riempire questa specie di vuoto dentro che mi ha preso, c’è una malinconia diffusa da questa umidità, dalla pioggia incessante e dal cielo che riesce perfino a far perdere di vitalità un posto così colorato.

Le persone come sempre sono intente a farsi foto ad ogni angolo di strada e qualsiasi cosa, diventa da semplice sasso ad attrazione turistica.
Decidiamo di fare una pausa caffè in uno dei piccoli e pittoreschi bar che ci sono lungo le strade, ma dato che volevamo ordinare un solo caffè ci dicono che non possono servircelo. Non sapevo ci fosse l’obbligo di prenderne almeno due, quindi indispettiti, salutiamo ed andiamo via senza prenderlo, possiamo farne anche a meno.

Dopo tanto camminare, siamo anche un pò stanchi e cominciamo a discendere dal lato opposto a quello in cui siamo entrati nel villaggio, la pioggia ogni tanto ci lascia una tregua e ci da il tempo per fare qualche foto ed un selfie, poi riprende improvvisa, tanto che decidiamo di rincuorarci mangiando qualcosa di buono per pranzo.

Ci incuriosisce un ristorante che cucina pollo al barbecue con salsa piccante, una variante che ancora non abbiamo mangiato, dato che fino ad ora era quasi sempre fritto, decidiamo quindi di entrare e provare.
Pollo al barbecue Corea
 Per evitare di morire bruciati dal fuoco del piccante coreano chiediamo al proprietario che tutto abbia soltanto un accenno lontano di piccante, ormai lo sappiamo che non c’è speranza e siamo pronti comunque al peggio.
Il ristorante è piccolo ed a gestione familiare, ci sono due anziani signori, il marito raffredda il pollo fritto usando il ventilatore e la moglie prepara il resto dei piatti da servire ai clienti, anche se dicono che il pollo è cotto al barbecue è in realtà molto simile ad una frittura, dato che utilizzano una pietra unta ed aggiungono in continuazione altro olio durante la cottura.
Chiaramente insieme al pollo, agli spaghetti ed i Teok ci sono i soliti sottaceti gialli, il kimchi e tutti gli altri contorni sempre presenti in qualsiasi colazione, pranzo, aperitivo e cena, non so come potrò fare una volta tornato in Italia ad affrontare un pasto senza, è una delle cose che più mi mancheranno.
Io distrutto dal piccante coreano
Il pollo è molto buono, tenero, succoso e saporito e pure gli spaghetti ed i Teok sono buoni, peccato che nonostante la nostra premessa, la quantità di piccante che abbiamo assorbito con questo pranzo è immensa, credo di non aver mai pianto tanto a tavola.

Sono passati quasi venti minuti dal pranzo, abbiamo salutato i vecchietti e pagato una cifra molto bassa che nemmeno ricordo, ma ancora mi lacrimano gli occhi, mi cola il naso ed ho le labbra gonfie come se avessi fatto il Botox, credo che prendano poco sul serio gli avvertimenti di non servire cibi piccanti, oppure semplicemente sono tutti dei mangiafumo e questo è per loro soltanto il livello base, quello adatto anche ai bambini.


Busan più che una città da l’idea di essere una sorta di grande mercato globale, ad ogni fermata della metro c’è infatti un mercato che si incrocia e si collega ad altri mercati, andando avanti all’infinito, si passa da mercati del pesce a quelli degli abiti usati, mercati turistici dove vendono valige a mercati dedicati solo al cibo da strada, ci sono mercati delle spezie e mercati dell’elettronica, ogni strada è un mercato.
Se amate i mercati e vi piace lo shopping, dovete venire a Busan.

In un insenatura vicino al porto c’è un’insenatura di passerelle costruite sul male, è molto pittoresca e credo sia piacevole fermarsi a passeggiare e fare qualche foto, ma Simona insiste per andare a vedere la spiaggia cittadina, cosi ci spostiamo a Gwangalli Beach prendendo un autobus cittadino.
Siamo stanchissimi e si vede, tanto che non diciamo una parola lungo il tragitto, l’autobus si muove silenzioso tra le vie cittadine. Sui posti laterali ci sono sedute due belle ragazze, che non smettono di parlare, al centro c’è un ragazzo immerso nel suo videogioco di auto da corsa, noi invece dormiamo.
Gwangalli Beach Busan
 Ero scettico prima di vedere la spiaggia, ma devo dire che nonostante la giornata di pioggia è molto piacevole starsene qui con i piedi sulla sabbia morbida a respirare l’aria di mare ed il sale portato dal vento.
La spiaggia si sviluppa in una immensa insenatura, e termina su entrambi i lati con un promontorio a picco sul mare, alle spalle ed i lati si vedono le immense costruzioni cittadine ed alcuni giganteschi e moderni grattacieli, deve essere bello soggiornare in uno di questi edifici con vista sul mare.
Anche con il solito tempaccio che minaccia tempesta la spiaggia è piacevole, ci sono poliziotti che camminano e presidiano tutta la spiaggia, non c’è traccia di carte o mozziconi di sigarette e lungo la riva ci sono le torrette di avvistamento tipo con i guardia spiaggia stile baywatch che tengono tutto costantemente sotto controllo.
Sono pochissime le persone che fanno il bagno e sono quasi tutte coperte da mute leggere che proteggono tutto il corpo.

Dopo aver passeggiato per un pò, non sapendo che altro fare, decidiamo di spostarci all’altra spiaggia cittadina, Haeundae Beach (해운대해수욕장), dove c’è l’acquario cittadino che offre uno sconto speciale per soli turisti.
Haeundae beach Busan
Anche la spiaggia Haeundae è molto bella, nonostante la pioggia, il mare agitato e perfino uno strato di nebbio mista a salsedine che aleggia lungo la riva.
E’ piacevole passeggiare in riva al mare, lasciando che il vento ci spettini i capelli, sapendo che la città è proprio li ad un passo ed è ben visibile, tanto da avvolgere tutto, anche la spiaggia. Forse anche troppo prendete nel caso di questi giganteschi grattacieli, costruiti in riva al mare che un pò mi mettono soggezione e mi spaventano.
Forse non hanno proprio motivo di esistere se non quello di pura vanità per chi li abiterà o ci lavorerà, sovrastano troppo le linee del paesaggio tanto da apparire fuori luogo, forzati e messi li per dimostrare la forza dell’uomo sugli elementi della natura.
Per quanto possano essere imponenti ed innovativi, per quanto la sera possano riempirsi di luci, non possono mai eguagliare la bellezza del mare.
artisti coreani sotto la pioggia ad Haeundae beach
Il bello di queste spiagge è che sono pubbliche e nessuno vieta l’ingresso al mare alle persone, non ci sono stabilimenti, ma solo dei gaie dove poter prendere in affitto, gommoni o sedie, ma tutto resta pienamente fruibile ed accessibile per chiunque voglia venire in spiaggia o a fare il bagno.
Lungo la spiaggia poi ci sono centinaia di pedane dove gli artisti da strada possono esibirsi ed alcuni di loro lo fanno sfidando anche la pioggia. Devo dire che non sono molti i temerari che lo fanno oggi, ma fanno una gran tenerezza a cantare sotto l’ombrello trasparente, pur di trasmettere qualcosa di loro ai passanti che si fermano ad ascoltare.
cena a Busan
Adiacente alla spiaggia, troviamo una stradina piena di locali e banchi di street food, è una zona pedonale e la gente si concentra qui per venire a mangiare qualcosa, anche noi ci lasciamo tentare da un localino e ci infiliamo per mangiare qualcosa.
Io prendo una zuppa di Pollock, Simona il bulgogi, ma non si rivelano eccezioni nel sapore, soprattutto la mia zuppa è davvero poco saporita ed il pesce è quasi insapore. Delusi dalla cena che comunque finiamo, decidiamo di tirarci su di morale prendendo del pollo fritto su una bancarella.
Il pollo è freddo, deve essere una serata no, meglio tornare in hotel e cercare lungo il tragitto una banca per prelevare un po’ di contanti.
Di tre banche trovate nei pressi dell’albergo nessuna ci fa prelevare con le carte di credito italiane, poi per fortuna ne troviamo una della global atm che funziona. Vi consiglio di cercare direttamente quelle con google maps, così almeno non andrete a vuoto.

  • Se vuoi vedere l'album fotografico Gamcheon Culture Village clicca su questo link
  • Se vuoi vedere l'album fotografico Gwangalli Beach clicca su questo link
  • Se vuoi vedere l'album fotografico Haeundae beach clicca su questo link
  • Se ti interessa il nostro video da Busan eccolo: Busan - Viaggio in Corea


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