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SUGGERIMENTI


(dove mangiare)

Ristorante dei due vecchietti
Ingresso del parco Mudeungsan

(dove dormire)


(cosa vedere)

Tempio Jeungsimsa
Nel parco Mudeungsan

Foto


Thumbnail Bancarelle degli anziani
Thumbnail Albero al tempio
Thumbnail Padiglione con statue Jeungsimsa
Thumbnail Pranzo dai due vecchietti coreani
Thumbnail Ristorante dei vecchietti
Thumbnail Mercato coreano
Thumbnail Mercato vicino stazione Gwangju

Trekking tra templi e mercati deserti

Viaggio in Corea
E’ mattina presto e come noi, gli anziani alla metrò sono già attivi, preparano le bancarelle e chiacchierano in attesa di cominciare la giornata di lavoro e relax al fresco dell’aria condizionata, non c’è molta gente, la città sta dormendo, solo noi siamo attivi e pronti a girare e visitare ogni luogo nonostante il caldo.
Bancarelle degli anziani
Stamane ci sono anche molti anziani volontari che si occupano di servizi sociali, come pulire le strade, svuotare i secchi dell’immondizia e cose del genere, non si vedono tutti i giorni, si vede che ogni tanto si riposano.
In attesa della metropolitana sorseggiamo caffè in lattina senza zucchero, stamane dobbiamo andare a visitare un tempio che si trova in periferia tra i monti, perché altrimenti se restiamo in città finiamo con il passare il nostro viaggio solamente con i piedi sotto i tavolini dei ristoranti.

Probabilmente senza gli smartphone sarebbe stato impossibile spostarsi così facilmente in varie zone di una città dove non si usano i caratteri latini e quasi nessuno è in grado di darti informazioni in inglese, sarebbe stato impossibile anche solo prendere due linee bus.
Gli unici con comunicare sono gli anziani, un signore alla fermata infatti parlava bene sia l’inglese che il giapponese e mi ha detto che secondo lui la Corea era il paese migliore al mondo perché l’acqua ed il caffè sono gratis nei locali, perché si spende poco per mangiare ed i bus sono economici ed efficienti.
In effetti come dargli torto, anche ai templi c’è sempre l’acqua gratuita, meno male che è stato in italia tanti anni fa quando ancora avevamo i bagni pubblici, se venisse ora sarebbe gli verrebbe un colpo a scoprire come è finito male il nostro paese.

Se andate alla ricerca di templi nei parchi non troverete indicazioni in inglese da nessuna parte e spesso nemmeno in coreano, quindi è bene che vi affidiate a google maps o mappe offline, quando non c’è servizio di connessione. Prima di entrare nella zona del parco dove ci sono i templi, troverete centinai di negozi di trekking che vendono attrezzature a prezzi anche abbastanza convenienti. Se non l’avete portato, un bel cappello può salvarvi da un insolazione estiva.
Durante la camminata nel bosco incontrerete molti anziani vestiti di tutto punto con abbigliamento super tecnico, dalla testa fino ai piedi, non so perché ma quasi tutti sono dotati di una cassa che trasmette musica, per rallegrare la propria camminata.
Non condivido questa scelta, il percorso è talmente bello che bisognerebbe godersi i rumori ed i suoni della natura o al limite infilarsi un paio di auricolari in modo da non disturbare gli altri escursionisti.
Come un cretino non ho messo le scarpe chiuse e quindi devo camminare sui sentieri con i piedi pieni di polvere e con gl insetti che mi circondano.
Albero al tempio
Il tempio Jeungsimsa è una meraviglia immersa nella natura rigogliosa, i tetti sono grigi nella parte superiore ma pieni di colori sgargianti nella parte inferiore, ovunque ci sono statua del Buddha in oro e migliaia di lanterne do carta sospese. Ogni edificio è diverso dall’altro e riesce a lasciarti stupito per la sua bellezza, ci sono lumini accesi ovunque e l’atmosfera è rilassante dato che non si incontra praticamente nessuno.
Padiglione con statue Jeungsimsa
In uno degli edifici che ha resistito alle guerre di Corea, gli altri sono infatti ricostruiti alla perfezione, ci sono centinaia di statue di pietra colorate, non so se siano di argilla o terracotta, ma sono così tante che non si riescono a contare, mi trasmettono tutte una sensazione di pace e serenità, una certa immobilità rispetto al mondo fuori dal padiglione.

Ho visitato moltissimi templi buddisti, anche in Giappone, ma questo ha qualche cosa di particolare che non ho mai trovato altrove, è più semplice e vivo, nonostante non ci sia nessuno ed è sicuramente tra più belli che abbia visitato.
Ogni tanto si vede qualche anziana signora che svolge compiti di pulizia, vestita con una specie di divisa, non ho mai incontrato monaci, non ho idea di dove siano e cosa facciano.

C’è anche un refettorio con un cartello incomprensibile senza scritte, dove ci sono solo immagini di cui non capiamo il significato, dentro ci deve essere qualcuno perché si sente un rumore di vettovaglie, ma sappiamo se è aperto anche ai pellegrini stranieri che si trovano qui come noi.

La strada che porta ai templi è bellissima, risale un torrente pieno di rocce ricoperte di muschi e licheni, tutto intorno c’è una fitta foresta di alberi di moltissime specie che non conosco e forse non avevo mai visto prima. Non che io sia un esperto di vegetazione, ma da noi sono molto diverse, queste hanno rami sottili e lunghi con foglie disposte a gruppi tra loro.

È faticoso arrivare al secondo tempio e non troverete informazioni turistiche, si chiama Yaksasa e si trova a più di un chilometro in salita nei boschi, su una strada anche comoda fatta di canapa intrecciata che permette una presa maggiore sul terreno ed evita gli scivoloni.
Di sicuro è più piccolo ed ancora più desolato e non c’è un anima viva, tanto che l’unica cosa che rompe il silenzio è il ronzio assordante delle cicale che si attiva appena percepiscono una presenza umana, la nostra.
Vogliamo comprare dei bracciali buddisti da preghiera fatti a mano dai monaci con una specie di gusci naturali, solo che non c’è nessuno a cui lasciare i soldi tranne una cassettina, dato che c’è il prezzo segnato, lasciamo li i soldi corrispondenti e ne prendiamo un paio.

Vedo avventori scendere dalla montagna camminando all’indietro, ma mi sfugge il motivo per cui lo facciano, sembrano tanti gamberi e se dovessero inciampare rischierebbero anche di farsi male seriamente, senza avere le braccia con le quali ripararsi.
Molti anziani ascoltano il telegiornale con il cellulare, altri musica tradizionale, è incredibile vedere quanto siano iperconnessi e tecnologici nonostante si trovino qui a passeggiare tra i monti.

Se come noi vi troverete a scendere dai templi verso le 14:00 troverete i ristoranti tutti chiusi e pure i negozi di trekking, cosi come gli altri locali ricettivi presenti, saranno tutti deserti.
Pranzo dai due vecchietti coreani
Per fortuna abbiamo trovato un vecchietto e la moglie che ci fanno da mangiare lo stesso, nonostante sia tardi ed i clienti siano ormai tutti andati via, nella sala infatti c’è solo un tavolo con due anziani che finiscono di mangiare e più nessuno.

Sono rimasti solo pochi piatti, la scelta è limitata, ma per noi va benissimo, non abbiamo pretese, ma solo una gran fame.
Per la prima volta proviamo il Kongguksu, una zuppa fredda e cremosa fatta con il latte di soia, con dentro gli spaghetti ed una polvere di sesamo bianco. E’ un piatto davvero insolito, ma molto fresco, il proprietario ci ha consigliato di aggiungere un po’ di zucchero ed effettivamente ne riesce ad esaltare il sapore. Può sembrare banale, ma gustandolo lentamente si riescono a coglierne tutti gli aromi.

Per secondo ho notato che la signora sfornava enormi frittate con il polipo e quindi me ne sono fatto portare una gigante, davvero molto fritta e molto buona, praticamente una tempura di gamberi, verdure, polipo e tanto tanto olio.
Ristorante dei vecchietti
Se volete mangiare dai vecchietti, appena arrivati all'ingresso del parco nazionale, cercate questo ristorante, i prezzi sono bassi e loro sono molto simpatici e disponibili.

Chi sa perché finiamo sempre ad aspettare l’autobus in compagnia di bande di vecchietti molto attivi, sono tutti di ritorno dal trekking. Ci siamo nel silenzio più assoluto, solo noi, i vecchietti, la pensilina ed un caldo infernale. Per tornare in alberino scopriamo che l’autobus 02 ci porta direttamente nella zona del nostro albergo e quindi ne approfittiamo.

Dopo un riposino di rito nel nostro albergo lussuoso ed aver attivato il frigorifero che asciuga agita e sanitizza i panni, possiamo uscire per cercare uno dei mercati notturni. Notturno vuol dire che chiude alle 22:00 e non che resta aperto tutta la notte, ma di sicuro si può trovare da mangiare.
Mercato coreano
Alle 19:00 il mercato sta chiudendo, non c’è un anima ed i banchi sono tutti chiusi, le guide raccontano di bancarelle del cibo aperte fino a tardi, ma non vi fidate, non troverete nessuno oltre a me e Simona che passeggiamo sconsolati.
Mercato vicino stazione Gwangju
Per disperazione ci spostiamo allo station market, anche questo dovrebbe essere molto pieno di gente, ma quella che troviamo è una nuova desolazione, i fast food sono anche aperti e qualche passante passeggia, ma è veramente una situazione imbarazzante, che ci lascia perplessi.

Per fortuna di fronte alla stazione principale di Gwangju troviamo un ristorante gestito da due signore di mezza età che non dicono una parola, sembrano mute, si guardano e procedono nello svolgere i propri compiti, comprendendosi con dei gesti appena accennati.
Per 15000 won, circa 13,5€ ci portano due bimimbap ed una cotoletta con curry gigante, che con i soliti con contorni gratuiti diventa una cena perfetta.

Con un nostro stipendio qui si potrebbe vivere alla grande, quasi quasi ci farò un pensierino per godermi la pensione, se mai dovessi arrivarci.

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