web developer - photographer - blogger - computer programmer

La salita a Vulcano

Avventura alle Eolie (agosto 2008)
Alba a lipari
La mattina all'alba, dopo aver ritirato i panni stesi, zaini in spalla ci siamo incamminati verso il molo dove, curioso, avrei scoperto che tipo di barca avesse Roberto, capace di ospitare un gruppo così numeroso di persone come il nostro. Ventitré vacanzieri più due persone di equipaggio su una barca non sono poche.
Ho creduto che luce dell'alba mi oscurasse la vista, perché di barche grandi non riuscivo proprio a vederne, tranne una piccola barca squadrata con un piano aperto a livello dell'acqua ed il tetto prendisole, ma arrivato in fondo al molo, mi sono reso conto che legata all'attracco c'era un'unica e sola barca.
Va bene spostarsi tra un'isola e l'altra, ma passare tutti insieme l'ultima notte in barca, non sarebbe stato facile, avremmo dovuto dormire praticamente per terra appiccicati, forse in pieno spirito da Avventure nel mondo, ma non in quello della comodità.
Oltre a Roberto, proprietario, comandante, pescatore più altre mansioni varie, c'era un secondo membro di equipaggio in aiuto al comandante, Fabrizio. Fabrizio era il un mozzo dedito alla pulizia della barca, l'ancoraggio, e tutte le funzioni di supporto al comandante e noi ospiti, si occupava infatti anche di cucinare e raccontare storie, come quella della sua vita e dell'essere stato in passato un cuoco in svizzera.
Fabrizio era una sorta di jolly, quelle persone uniche capaci di catalizzare l'attenzione di tutti, uno showman naturale, che ti incantava con le sue movenze movenze ed il suo modo di parlare così naturale da sembrare assolutamente autentico.
La scoperta, man mano che ci passavamo del tempo insieme, di un uomo buono e sempre disponibile, molto allegro che viveva delle sue emozioni.
D'inverno era un semplice pescatore e giocatore di videopoker, d'estate si trasformava in mozzo ed accompagnatore turistico, cuoco e instancabile seduttore. Una persona che ispira subito simpatia e che difficilmente passa inosservata.
Fabrizio il pescatore
Dopo avercelo presentato ed aver scambiato i convenevoli iniziali è iniziata la nostra avventura in mare, salpando tutti alla volta di Vulcano.
Vulcano che prende il nome dal suo vulcano attivo, è un'isola delle Eolie vicinissima a Lipari dove avremmo dovuto intraprendere la nostra prima salita in vetta, verso un cratere fumante di vapori sulfurei, per poi ridiscendere e godersi il caldo delle pozze fangose.

Per motivi di carenza di tempo, non abbiamo potuto fare una sosta per la colazione, quindi ho dovuto dire addio alla granita di mandorle e gelsi ed accontentarmi della sola e semplice brioche.

Sbarcati a Vulcano, Daniele, il nostro coordinatore, ci ha mostrato le sue doti di contrattatore e mercante, ci ha diviso in due gruppi trasformando uno di noi in guida, in modo da ottenere due biglietti guida omaggio, ma dopo alcuni minuti di contrattazione, ha riunito i gruppi perchè in questo modo è riuscito ad ottenere uno sconto maggiore basato sul numero di persone e non sul numero di guide. Una sorta di magia che avevo visto fare solo a Totò in alcuni film ed ad un mio compianto zio.
In pratica non solo ci aveva riunito di nuovo in un gruppo unico, ma stava propinando al venditore di biglietti un numero sbagliato di persone, per ottenere uno sconto maggiore.
Nel mentre di questa pratica ingannevole, è però intervenuta Silvia, una simpatica ragazza romana che portava un fiore nei capelli, ogni giorno di colore diverso e sempre abbinato alle scarpe che indossava.
Silvia insisteva dicendo che il numero di persone era inferiore e che avremmo dovuto pagare di più.
Per fortuna un coro di voci innalzatosi dal gruppo, di persone che avevano capito bene la situazione è intervenuto dando subito un supporto morale a Daniele, ed allontanando prontamente Silvia dalla discussione.
Avevamo tutti compreso ed accettato la strategia di Daniele, tranne Silvia che si era presentata subito per il suo modo d'essere un pò fuori dalle righe, con la testa tra le nuvole, pronta a dire sempre e subito quello che le passava per la testa.
Però proprio questo suo modo di essere faceva si che fosse simpatica a tutti sin da subito, e che non si riuscisse a non volerle bene.

Dopo aver strappato un prezzo di gran lunga inferiore a quello scritto sulle locandine, aver litigato con il tizio alla biglietteria al punto che non voleva più farci salire, ci è stata assegnata la più antipatica, isterica e scontrosa delle guide a disposizione.
Un uomo di poche parole, ma pieno di rimproveri, che si dedicava con perizia ad urlarci contro. Che dopo averci distribuito una sorta di mascherine antigas in plastica ci ha accompagnati fin sopra il cratere, lamentandosi di continuo per ogni nostra domanda o curiosità e per ogni passo che facevamo fuori dal sentiero.

La salita al cratere non è stata difficile, su un sentiero di sabbia che ci ha portato rapidamente fino in cima. Sarà stata un'ascesa di non più di quattrocentocinquanta metri.
Arrivati su lo scenario che si presentava era ben diverso da quello dei vulcani che conoscevo come il Vesuvio a napoli, non c'era traccia di vegetazione e tutto appariva grigio come se fosse uno dei crateri lunari.
Mezza cresta del cratere fumava vapori sulfurei poco piacevoli all'olfatto, sembrava di essere in quegli scenari da film di fantascienza, dove il fumo ricopre i sentieri più insidiosi che se percorsi portano poi ad un castello fatato protetto da un drago che tiene in schiavitù la principessa di turno da salvare.
Ma non c'erano draghi né principesse né castelli, soltanto un vulcano di nome e di fatto che continuava a sbuffare ed emettere anidride carbonica, almeno a quanto detto dalla guida, un gas che ci avrebbe potuto uccidere se non avessimo indossato quando lo diceva lui le maschere che ci aveva fornito.

Scesi per un centinaio di metri nel cratere, sulla guida ci ha mostrato i gialli e fumanti cristalli di zolfo che ha chiamato fiori di zolfo. Delle formazioni davvero particolari di un giallo canarino intenso che di sicuro non avevano niente a che fare con i fiori.
Il cratere di Vulcano
Cristallo di zolfo
Poi, mentre guardavamo stupiti tutto quel vuoto, circondati dai fumi del vulcano e dalla puzza di zolfo, la guida ci ha chiesto di risalire, seguendo i suoi passi, senza mai però chiederci di indossare le famose maschere salvavita.
Qualcuno di noi ha provato a chiedergli che cosa avremmo dovuto farci, ma ha risposto solamente che potevamo indossarle se non sopportavamo la puzza di zolfo.

Facendo attenzione di urlarci contro un migliaio di volte ci ha rimproverato di continuo di non calpestare i fiori, di seguirlo attentamente, di non fermarci mai, di non camminare e subito dopo di camminare, di non fare quello che un minuto prima ci aveva detto di fare, così per il semplice gusto di contraddirsi ed urlarci nuovamente contro.
Questa fastidiosa scena è durata, fino a quando non siamo tornati sulla piattaforma di osservazione da cui si vedeva il cratere, a quel punto la nostra fantastica guida ci ha sgarbatamente salutati ed è sparita giù per la discesa.

Scissione del gruppo
A questo punto dopo una breve discussione, il nostro gruppo si è scisso in due metà, alcuni tra cui Simona, pronti a scendere subito a valle e gli altri, tra cui io, pronti a salire per un altro centinaio di metri fino a raggiungere la cima più alta del vulcano.
Veduta isole Eolie da Vulcano
Non è stato difficile raggiungere la vetta, indicata da una roccia con al centro un palo conficcato, dove ci siamo seduti ad ammirare il panorama circostante e la vista sulle isole eolie, almeno quelle più vicine considerata la strana foschia che pervadeva l'aria.
La cima di Vulcano
In vetta il caldo era appena ormai diventato insopportabile e le riserve d'acqua si erano trasformate in brodo caldo, dopo un breve riposo ristoratore ed una piccola osservazione del panorama gentilmente offerto dal vulcano, ci siamo incamminati sulla discesa di sabbia che ci avrebbe riportato agevolmente in paese.
Scendere è stata poco più di una passeggiata, contraddistinta però da una grande sudata, con il sole sempre più aggressivo che picchiava sulle nostre teste ed il desiderio di andare a tuffarsi in quel mare così azzurro.
Arrivati sotto il capanno del bar, abbiamo goduto di pochi attimi di fresco, mentre qualcuno prendeva da bere, per poi puntare diritti verso il paese.
Discesa da vulcano
Buona parte del gruppo si è fermata al supermercato per prendere da mangiare e bere, rifiutando la proposta da Roberto di pranzare in barca per la modica cifra di 7€.
Infatti pur di fare il bagno quanto prima, abbiamo preferito comprare un pò di frutta e verdura, piuttosto che sederci con le gambe sotto il tavolo della barca.
Anche in questo caso il gruppo si è smembrato, qualcuno ha deciso di andare ad infangarsi nelle pozze sulfuree, mentre altri sono rimasti in barca ad aspettare.

Così ci siamo ritrovati in una grigia pozza bollente di acqua stagnante e viscida, sotto un sole cocente ed osservando gli altri abbiamo cominciato a scavare sul fondo melmoso in cerca di porzioni di fango da spalmare sulla pelle.
Non è stato facile capire il sistema per recuperare il fango, tanto che qualcuno ci ha rinunciato andandosene subito a mare, tra cui Simona che soffrendo di bassa pressione diceva di non sopportare il calore della pozza.
Dopo un bel po' di tentativi eravamo tutti ricoperti di uno strato fangoso grigio, dalla testa fino alle gambe, ed immobili aspettavamo che il sole lo seccasse completamente fino a renderci simili a delle statue.
Quello stato da bella statuina e lo strato di fango secco sulla pelle, cominciava a prudermi maledettamente, segnale che era arrivato il momento di toglierlo.
Sciacquandoci direttamente nella pozza abbiamo ritrovato il nostro colore naturale e ci siamo andati a tuffare nella porzione di mare vicina alla pozza.
L'acqua era calda ma comunque più piacevole e rinfrescante dei fanghi di prima.
Usciti dall'acqua avremmo dovuto essere tutti più belli, grazie alla magia dei fanghi di vulcano capaci di rigenerare la pelle ed eliminare le rughe avremmo dovuto perdere almeno dieci anni.

Ma la magia non aveva funzionato, dopo un attento esame, nessuno di noi era diventato un principe o una star di Hollywood, eravamo esattamente uguali a prima, anzi no, c'era una piccola differenza, ora puzzavamo in maniera tremenda di zolfo, e quella puzza non sarebbe andata via nemmeno con giorni e giorni di lavaggi.
Ci avrebbe accompagnato a lungo nel naso e nella memoria e non sarebbe mai più andata via dai costumi ed i vestiti che avremmo dovuto buttare.

Dopo la calda e puzzolente cura di bellezza, l'acqua del mare, con le calde bollicine che spuntavano dalle profondità e che sembravano una sorta di idromassaggio naturale erano così piacevoli che non sarei mai più voluto uscire.

Ci siamo lasciati in ammollo per un tempo infinito, fino a che il dovere di raggiungere gli altri che ci attendevano in barca, e la pasta con il tonno in scatola preparata da Fabrizio per alcuni di noi non ci hanno costretti ad ritornare in barca.

Bagni nelle insenature di vulcano
Dopo il pranzo tra un bagno e l'altro in magnifiche insenature lungo la costa di vulcano, abbiamo dimenticato Marco in un'insenatura e siamo andati via. Armato di una forchetta si era allontanato dalla barca per andare alla ricerca di ricci di mare.
Ci siamo accorti dopo un po' che mancava qualcuno e quindi impauriti siamo tornati indietro sperando che fosse ancora li ad aspettarci.
Come per miracolo era ancora li dove l'avevamo abbandonato, nemmeno si era accorto della nostra sparizione, continuava a cercare ricci fino a quando non ci ha visto ritornare nella baia a prenderlo.
Da quel momento, prima di abbandonare qualsiasi insenatura e far partire la barca, abbiamo deciso di contarci, avendo cura di controllare se Marco fosse a bordo, dato che ormai rappresentava l'ultimo uomo in mare ed il segnale che tutti eravamo risaliti in barca e pronti a salpare.
Nel tardo pomeriggio la barca ha preso il largo verso l'isola di Filicudi che mi è sembrata veramente troppo lontana.
Considerando tutta la stanchezza accumulata durante il giorno, quel lento incedere mentre il sole scendere verso l'orizzonte regalandoci i colori del tramonto ed il fresco della sera, mi è sembrato infinito.

Altri diari di viaggio
20 Giorni in Giappone
20 Giorni in Giappone
...
La ciclabile dell'Inn, Landek-Passau
La ciclabile dell'Inn, Landek-Passau
...
La ciclabile dei Tauri
La ciclabile dei Tauri
...
Per tutti quelli disponibili scegli dal menu