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SUGGERIMENTI


(dove mangiare)

Gasthof Reisinger
Inzell 2
A-4083 Haibach ob der Donau
Telefon: (0043) 7279/8715
Fax: (0043) 7279/8581
E-mail: info@gasthof-reisinger.at

(dove dormire)

Gasthof Reisinger
Inzell 2
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E-mail: info@gasthof-reisinger.at
DZ - Bagno e doccia in comune - 50Ä

(cosa vedere)

Convento trappista di Engelszell - Engelhartszell

Da Passau a Inzell

La ciclabile del danubio, Passau-Vienna (agosto 2010)
Comincia una nuova giornata di vacanza in questa mini stanza di un hotel a passau. E' dalle cinque del mattino che continuiamo ad agitarci nel letto. Forse per l'emozione di questo viaggio in bici che sta per cominciare o per colpa di due pescatori che da stanotte, nonostante la fitta pioggia continuano a far vibrare nel vento le loro canne nella speranza che qualcosa abbocchi.
Tra poche ore, dopo aver fatto una ricca colazione inizierà il nostro viaggio in bici. Come lo scorso anno, partiremo con la pioggia, sotto questo grigio e freddo cielo austriaco.
Il bel Danubio blu scorre veloce verso vienna ma di blu c'è ben poco, il suo colore è di un verde scuro tendente al marrone tanto da farmi sorgere dubbi sulla pulizia delle sue acque.
Ho fame e non abbiamo prenotato la colazione, ci toccherà trovare un bar del centro e spendere a conti fatti quanto ci sarebbe costato farla qui in albergo.

E' stata una dura, fredda e bagnata giornata di pioggia, non ha smesso di piovere nemmeno un secondo.
Siamo riusciti a partire da passau alle 12:00 dopo una colazione al forno con cornetto e caffè austriaco ed un lungo lavoro di adattamento delle borse da viaggio sulle bici.
Abbiamo deciso di lasciare l'auto in albergo, mi hanno sigillato le chiavi in una busta sulla quale mi hanno fatto firmare e poi le hanno chiuse in cassaforte chiedendomi il numero di cellulare per casi di emergenza.
La bici che mi hanno affittato è abbastanza comoda, meno di quelle dello scorso anno ma accettabile considerando che dovremmo percorrere solo ciclabili e perdipiù in pianura. Il dolore all'inguine che i medici ancora non sono stati capaci di identificare sembra essersi attenuato e mi permette di pedalare agevolmente in pianura. Nelle rare salitine posso sempre scendere e spingere la bici a mano.
La prima fase del viaggio è andata via silenziosa, chiusi sotto i nostri kway abbiamo pedalato tra freddoe pioggia fino ad un grande supermercato dove abbiamo deciso di sostare per il pranzo.
Abbiamo preso delle saporite polpette di carne e dei filetti di aringa marinati, pane e coca-cola. Volevo prendere qualche dolce per il pomeriggio ma Simona mi ha ricordato che stavamo a dieta.
Questa stupidata ci sarebbe costata cara nel pomeriggio, mai pedalare tanto senza portarsi dietro barrette energetiche, frutta secca o qualsiasi altra cosa che possa reintegrare gli zuccheri bruciati...
La pedalata pomeridiana non è stata molto diversa da quella mattutina, pioggia fitta, nebbia e cielo grigio ci hanno accompagnato fino ad un punto di ristoro a ridosso della diga e centrale elettrica di Jochensten. Una vera e propria diga con sistema di chiuse per il passaggio dei battelli che sfrutta la forza del danubio per produrre l'energia elettrica.
Passando sulla diga è possibile attraversare il danubio e continuare il viaggio sulla sponda opposta. La ciclabile corre su entrambe i lati del fiume per tutta la durata del viaggio, tranne in alcuni tratti dove per evitare dei tratti di statale è conveniente passare alla sponda opposta.
Abbiamo pedalato sulla riva sinistra del danubio, secondo la direzione delle acque, fino alla diga, per poi passare dalla riva opposta per andare visitare la cittadina di Engelhartszell, dove ci aspettava il famoso convento trappista di Engelszell.
Appena entrati nella cittadina, dopo averne attraversato il grazioso ma piccolissimo centro, Simona mi ha indicato una chiesa sulla collina dicendo che si trattava del famoso monastero. Aveva studiato la guida meglio di me quindi abbiamo legato le bici e ci siamo inerpicati sulle scale fino alla chiesa. Si trattava di una chiesetta piccola e non troppo interessante, con a lato un piccolo cimitero e neanche l'ombra di un monaco. Mi sembrava strano che un monastero tanto famoso sulla guida fosse questa misera chiesa ma senza rifletterci sopra più di tanto, decidemmo di ripartire e pedalare prima che si facesse troppo tardi verso una cittadina per la notte.
Un piccolo battello ci ha traghettato sulla riva opposta per 4Ä comprese bici e da lì siamo subito ripartiti per la prossima meta cittadina...
Mancavano quindici chilometri dalla meta prefissata e la stanchezza cominciava a farsi sentire, l'umidità dell'intera giornata si era insinuata nelle ossa e non vedevo l'ora di fare una bella doccia calda.
Dopo un paio di chilometri di pedalata, osservando da lontano la riva opposta, mi accorsi della presenza imponente, verso la fine della cittadina che avevamo prima abbandonato di una chiesa enorme collegata ad una grande struttura abitativa. Si trattava della famosa abbazia di cui parlava la guida e che Simona aveva scambiato con una semplice ed inutile chiesetta.
Così presa dai sensi di colpa ed addirata con alcuni miei modi poco galanti per l'errore commesso, Simona ha deciso di accontentarmi e siamo tornati indietro.
Altri due chilometri a ritroso ed un nuovo attraversamento sul traghetto che stavolta abbiamo prenotato anche per il ritorno, ci hanno riportato sotto la chiesetta, poi continuando su quella riva abbiamo raggiunto il famoso monastero dei frati trappisti.
La chiesa seppur enorme non era molto più interessante di quella precedente, un infinita serie di stucchi bianchi molto sobri e sei enormi pale d'altare marmoree su entrambi i lati dell'unica navata centrale. Sul portare d'ingresso c'era il solito organo e nessun particolare riuscia a catturare la mia attenzione.
Di fianco alla chiesa un piccolo negozio di proprietà dei frati, vendeva alimenti da loro autoprodotti, liquori, cioccolattini e croci varie senza traccia la minima traccia di birra trappista.
Abbiamo tentato invano di farci comprendere in inglese dal monaco per acquistare una barretta di cioccolato ma stupido come una capra voleva per forza rifilarci dei cioccolattini ripieni confezionati, così siamo andati via senza prendere niente.
Un pò mi è dispiaciuto lasciare quel monaco senza aver acquistato niente, ma un minimo di inglese avrebbe potuto anche spiccicarlo.
La guida parla di questa abbazia come di un posto che vale la pena di visitare ma se devo essere sincero, il mio consiglio è di andare oltre se non si dispone di tempo da perdere...
Caronte ci ha traghettato nuovamente sull'altra sponda, continuava a piovere, faceva freddo e si stava facendo tardi, dovavamo raggiungere il traghetto per Schlogen prima dell'ultima partenza delle 19.
Le forze ormai venivano meno, eravamo stanchi ed affamati, vedevamo gli altri ciclisti superarci in scioltezza e lentamente sparire dal nostro orizzonte visivo, le nostre gambe invece non riuscivano più ad esprimersi al meglio ed il traguardo sembrava divenire una meta insormontabile.
Due piccolissimi abitati offrivano vitto ed alloggio ma chissà per quale strano motivo continuavamo imperterriti nella nostra pedalata fino al punto di attracco del traghetto.
Al punto di attracco non c'era l'ombra di nessun traghetto ne di ciclisti ad aspettarlo, sull'altra riva la cittadina di schlogen che non potevamo raggiungere era un centro abitato così piccolo che difficilmente a quell'ora ci avrebbe offerto alloggio. Guardando la guida decidemmo di tentare di raggiungere un punto di attracco più avanti.
Più avanti c'erano altri due punti di attracco, un signore gentile in uno strano inglese ci ha spiegato che era tardi e che stavano per partire gli ultimi traghetti della giornata, sulla collina c'era un economico affittacamere che non aveva però piatti caldi cucinati ma solo salumi. Dopo tutto quel freddo ci serviva troppo un piatto caldo, così la scelta cadde sul traghetto.
Uno dei traghetti attraversava il fiume sostando in un punto deserto, dove non c'era altro che bosco e ciclabile, l'altro portava a due centri abitati più avanti, decidemmo di fare la tratta più lunga e di tentare la sorte ad Inzell, un centro abitato sulla riva opposta una decina di km più avanti. Gli stessi traghettatori ci dissero che ormai era tardi per trovare alloggio, ma che ad inzell probabilmente ci sarebbe stato qualcosa.
Più avanti di Inzell il successivo centro abitato si trovava a più di 20 chilometri, ormai era troppo tardi per tentare di raggiungerlo, dovevamo per forza di cose trovare un posto li ad inzell.
Continuava a piovere e fisicamente eravamo esausti, mentre la piccolissima imbarcazione di legno scorreva sul fiume nel tratto in cui il danubio risaliva contrario alla sua direzione per qualche chilometro me ne stavo in silenzio ad ascoltare il rumore delle acque, rotto solo dalla fitta pioggia ed il rumore del motore.
Simona era distesa in un angolo sulla panca interna dell'imbarcazione, la faccia affranta e stanca di chi non vede l'ora di abbracciare un cuscino e concludere la lunga giornata di pioggia e pedali...
Ad inzell, un piccolissimo centro con quattro case, una chiesetta minuscola ed un campeggio c'era la pensione della signora Reisinger, avevo già letto di questo posto su una guida turistica a passau e mi era sembrato interessante.
La signora reisinger anche detta il boss, come tenevano a sottolineare i suoi familiari dipendenti è un'anziana e simpatica signora con il sorriso sempre pronto ed un'incredibile energia. Ogni attività nella sua pensione è supervisionata direttamente da lei, anche per la più semplice delle cose, come la consegna delle camere, bisogna aspettare che sia lei stessa ad accompagnarvi.
Chiacchierando in tedesco stretto ci ha accompagnato nella nostra camera al secondo piano dello stabile, mentre salivamo le scale non ho potuto fare a meno di notare sulle pareti bianche il mezzo busto di uno stambecco, una enorme testa di cervo un piccolo orso e tantissimi uccelli imbalsamati
che ornavano le pareti.
Immaginavo una piccola e rustica stanza di albergo, con il legno alle pareti ed i mobili in massello, i tappeti o la moquette per terra ma ho dovuto ricredermi quando la signora ha aperto la massiccia ed elegante porta per mostrarci la nostra stanza.
Le pareti erano su tre lati bianche, mentre sul l'ultimo lato, quello che dava la testa al letto spiccava intensa una magnifica tonalità di viola.
La stanza era grandissima, forse più grande del salotto di casa nostra, ai piedi del letto c'erano due grandi poltroncine in pelle, con la seduta nera e lo schienale bianco, tra le due poltroncine c'era un tavolino rotondo ornato da una tovaglia viola chiaro. Il letto ed i mobili, in massello erano tutti di legno chiaro, in uno stile classico e moderno allo stesso tempo.
Sul letto c'era un lenzuolo bianco candido come base e due mega cuscini con i piumoncini leggeri tipici austriaci nelle varie tonalità del viola.
Per terra c'era un elegante parquet chiaro e tre tappeti viola intenso che richiamavano il colore della parete.
sui comodini, dello stesso stile dei mobili ed il letto, c'erano delle piccole abatjour viola, poggiate su centrini bianchi, che una volta accese diffondevano una luce bianca filtrata sui toni violetti.
Sulla parete dove era adagiato il letto, spiccava al centro un quadro moderno con la spessa cornice viola e nera ed un dipinto nei colori pastello di alcuni fiori che richiamava tutte le tonalità del viola.
Sul settimino da un lato della stanza c'era la tv satellitare, dall'altro lato c'era un piccolo armadio in massello e poco prima di entrare nello slargo della stanza, verso la porta di ingresso era stato ricavato un capiente bagno.
La porta del bagno si trovava in corrispondenza dello stesso lato del letto quindi anche la parete di accesso al bagno era dipinta di viola, su questa parete spiccava imponente uno specchio in ferro dipinto di bianco che ben contrastava con il viola e richiamava la parete opposta.
Completava la stanza una finestra che dava direttamente sul danubio e sulla montagna della riva opposta, in quel piccolo centro abitato immerso nel verde assoluto dove non esistevano automobili o mezzi a motore, ma soloc'era alcun rumore di automobilein quel piccolissima e sperduta cittadina di una zona dove non c'e
Era una stanza arredata con gusto, confortevole e moderna che non mi sarebbe dispiaciuto avere come camera da letto a casa nostra. La pulizia come sempre da queste parti era eccellente, tutto brillava, non c'era un granello di polvere, la sensazione era quella di trovarsi in un albergo a quattro stelle.
Dopo aver messo a soqquadro la stanza, spargendo buste, borse biancheria ed oggetti di varia natura ovunque ci siamo affrettati a scendere per cena, la cucina avrebbe chiuso per le 20:00 e non avevamo alcuna intenzione di rimanere digiuni dopo tutto quel freddo accumulato durante il giorno.
Come consuetudine ci siamo sfondati di cibo. Abbiamo cominciato con due belle zuppe calde con l'uovo, quelle che chiamano frittatenzuppe.
Mentre mangiavamo la signora Reisinger è arrivata nel salone da pranzo con un secchio e dei bei pescioni freschi che mostrava orgogliosa a tutti i clienti, non ho capito di che razza di pesce si trattava ma ho deciso che sarebbe stata la mia cena.

Un filetto di pesce freschissimo con patate ed una delicata cremina bianca che non ho saputo decifrare. Simona ha optato per un cordon-blue dalle incredibili dimensioni.
Da solo riusciva ad occupare l'intero piatto, la parte centrale che era la più spessa misurava qualcosa come tre dita. Non era di sicuro il classico cordon blue che troviamo nei supermercati italiani, era fatto in casa, con due fette di tenero prosciutto di maiale e farcito con una spessa fetta di prosciutto cotto ed una quantità incredibile di formaggio.
La panatura era saporita, croccante e fritta, così come erano fritte le patatine che lo accompagnavano. Solo a guardarlo solo a guardarlo ci si sentiva in imbarazzo. Come al solito ogni piatto era accompagnato da un insalatina saporita, cosa che non manca mai in Austria. Dopo tutto questo ben di Dio abbiamo avuto il coraggio di prendere un leggerissimo dolce, il Kaiserschmarren una frittata con l'uvetta tagliata a striscioline imbiancata di zucchero a velo e guarnita da marmellata tipica.

Questo magnifico dolce è uno dei più famosi dolci Austriaci, inventato per puro caso da un pasticciere del re Franz Joseph. La storia leggenda vuole che il pasticciere avesse tentato di rimediare ad una frittata dolce riuscita male, tagliandola a striscioline, ricoprendola di zucchero a velo e ed accompagnandola con marmellata fatta in casa.
Questo strano dolce piaciuto molto al re si è poi diffuso in tutta l'Austria e dintorni. Il nome infatti significa proprio frittata dolce del re, frittata regale o dolce frittata regale.

Dopo cena, tra l'allegria generale dei clienti e della signora Reisinger che scherzava con i clienti, Simona ha insistito per tornare in camera, era stanca e voleva dormire, io da solo mi sarei sentito in imbarazzo come unico essere umano a non comprendere la lingua in cui tutti stavano comunicando, così ho deciso di accompagnarla.
In camera non avendo sonno e non potendo comunicare con Simona che era già immersa nel mondo dei sogni ne ho approfittato per scrivere della giornata appena passata. Il lento scorrere del danubio era appena udibile mentre alla vista ormai si celava dalla buia finestra sul mondo della nostra camera.
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