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SUGGERIMENTI


(dove mangiare)

Nei chioschi a Schwedenplatz

(dove dormire)

Hotel Mate Dependance
Bergsteiggasse, 22 - Viena
Tel. +43140466100
Email: reservations@eurostarsvienna.com
60Ä dopplezimmer con bagno in camera e abbondante colazione

(cosa vedere)

Comprate una guida, c'è veramente troppo...

Da Tulln a Wien

La ciclabile del danubio, Passau-Vienna (agosto 2010)
E' l'ultima tappa del nostro viaggio in bici sul Danubio e la tristezza si è già impossessata di noi, il tempo è nuvoloso ed ho dormito poco in questo immenso e freddo hotel, troppo grande, silenzioso e disabitato per i miei gusti.
Per tutta la notte mi hanno tormentato le scende dei film dell'orrore di poveri malcapitati in hotel troppo vuoti che finiscono ammazzati nelle maniere più svariate.
Simona al mattino nell'Ostello

Scesi al piano terra, dopo aver attraversato centinaia di metri di corridoi, abbiamo trovato il salone della colazione. Uníimmensa sala attrezzata con i tavoli e le sedie tipici delle mense. Dei tavolacci in finto legno ricoperti di strati plastici con le sedie arancioni vincolate ai tavoli che non puoi spostare. Abituati a strepitose colazioni siamo rimasti un tantino delusi quando ci si sono presentati termos giganti con pessimi caffè, the e latte caldi già pronti. Merendine confezionate e fette biscottate confezionate, uno jogurt non eccezionale, dei cereali non troppo freschi e tante altre cose di qualità discutibile. Tuttavia ci serviva energia per pedalare e quindi come al solito ci siamo rimpinzati fino a scoppiare, preparandoci anche dei panini e portandoci via un paio di mele per la merenda mattutina. Tra le centinaia di posate tutte provenienti da servizi diversi c'era un cucchiaino bello cicciotto con il manico largo ed una piccola paperella in rilievo, mi piaceva troppo ed era unico tra gli altri, forse qualche famigliola l'aveva dimenticato li facendo colazione.
Ho pensato per un poí a quanto avrebbe turbato la mia moralità sottrarlo all'albergo di nascosto, poi dopo averlo provato ho pensato che tanto non si sarebbero mai accorti della mancanza di quel cucchiaino, così l'ho avvolto in un tovagliolo di carta e l'ho infilato in tasca.

Per fortuna i tanti chilometri di bici contrastano con l'alimentazione grassa di queste parti e fanno si che riesca a non ingrassare, mi preoccupa un pochino quello che succederà a Vienna, quando smetteremo di pedalare tanto ma di sicuro non smetteremo di mangiare.
Pista per scuola guoda bambini
L'ultimo tratto di viaggio verso Vienna è stato piacevole ma infinitamente triste, avevamo previsto soltanto una sosta per visitare l'abbazia di K...

Crocevia di ciclabili
Ad una ventina di chilometri circa da Vienna, mentre pedalavamo dolcemente con il sole e l'aria fresca, ci sono passate di fianco delle piccole e particolari località.
In realtà degli agglomerati di case, con un'architettura molto simile, prefabbricati in legno o altri materiali con annessi dei piccoli giardini.
Somigliavano tutte a delle moderne palafitte. Il piano inferiore era sempre aperto con dei bei pilastri a vista che reggevano la struttura ed era di solito utilizzato per parcheggiare l'auto, le bici o il tagliaerba. Sopra questo primo spazio vuoto si ergeva la casa vera, alta massimo due piani, con enormi vetrate o terrazzini dove poter rilassarsi. Ogni casa era circondata da un piccolo giardino dal prato così verde e rigoglioso da poter sembrare finto. Molti avevano costruito in giardino piccole piscine coperte e qualcuno aveva costruito un capanno con funzione di deposito o dependance.

Di fianco al caseggiato, superato un dislivello c'eravamo noi, la ciclabile ed il Danubio, posti un tantino più in alto rispetto al piano delle case. Dall'alto continuavo a studiare nei particolari questo stupendo paradiso, lontano dal traffico e dallo smog e tuttavia ben collegato alla capitale. Da quel punto, infatti, basta percorrere la ciclabile per due chilometri e ritrovarsi alla stazione del treno, dove un qualsiasi regionale percorrendo meno di dieci chilometri ti porta dritto in centro a Vienna.
The alla cannabis
Alla stazione una bibita particolare oltre a dei ballisto con gusti a noi sconosciuti ha catturato la nostra attenzione da uno dei distributori automatici. Un the aromatizzato alla cannabis che non ha alcun effetto stupefacente ma un ottimo retrogusto di cannabis davvero piacevole, ne abbiamo preso uno e due ballisto che subito abbiamo mangiato e siamo ripartiti.

Sarebbe una soluzione ideale per me che amo l'Austria vivere così vicino a Vienna e poter decidere ogni mattina se andare a lavoro in Treno oppure in bici percorrendo solo dodici chilometri di ciclabile lungo il Danubio.

Superati questi piccoli e deliziosi centri abitati dove ogni tanto si vedeva qualche persona uscire di casa, salire il dislivello e mettersi tranquillamente a pescare sulla riva del Danubio, ci siamo ritrovati in prossimità dell'enorme abbazia di Klosternburg.

Abbazia di Klostenburg
Già dalla ciclabile era possibile vedere l'enorme ed imponente abbazia ed è stato faticoso pedalare fin su la collina per raggiungerla considerando poi che lo sforzo non è stato ripagato in soddisfazione. La cattedrale di Klosternburg è immensa ed imponente con le sue due torri a pianta esagonale che ne adornano la facciata.

Secondo la leggenda nel giorno delle sue nozze, Leopoldo III d'Austria si trovava con la sua sposa sul monte (chiamato in sua memoria Leopoldsberg) per mostrarle il suo reame. Qui, un colpo di vento rubÚ il velo alla sposa portandolo via lontano, oltre la Valle del Danubio.
Nove anni più tardi, durante una battuta di caccia, Leopoldo ritrovÚ il velo della sposa intatto su di un arbusto di sambuco. Questo rappresentava nel Medioevo un segno divinatorio, così la coppia condusse un matrimonio felice che diede frutto 18 bambini. Per ringraziare Dio Leopoldo fece costruire una chiesa proprio in questo punto.
Nel gigantesco complesso del monastero è possibile scorgere le due cupole barocche che rappresentano la corona imperiale tedesca e la corona ducale austriaca.
Negli anni il complesso è stato più volte ampliato e rinnovato permettendo adesso al visitatore di ripercorrere tutti i periodi storici.
La parte più antica è rappresentata dalla chiesa romanica del 1136, con l'antico monastero, il chiostro gotico e la cappella di Leopoldo, nella quale è situata il famoso altare di Verdun.
L'artista ci impiegÚ ben dieci anni a terminare il suo immenso lavoro, un altare composto da 51 tavole in smalto dorate, ordinate in tre file orizzontali che rappresentano le epoche della storia della religione.
Dal 1730 l'imperatore Carlo VI desiderava costruire un gigantesco monastero barocco con appartamenti privati per gli Asburgo, basandosi sul modello del El escorial di Madrid. Tuttavia dopo la sua morte nel 1740 il progetto venne sospeso. Solo un ottavo del progetto fu portato a termine, la lussuosa sala di marmo, gli sfarzosi appartamenti imperiali e solo due delle nove cupole previste.

Il monastero dispone inoltre di 108 ettari di superficie coltivabile, nei quali vengono prodotti da 900 diversi tipi di vino. La cantina risale all'epoca barocca con le sue mura che raggiungono i 7 metri di spessore. Si estende su quattro piani per una profondità di 36 metri sotto il monastero, potendo così contare su temperatura ed umidità costanti durante tutto l'arco dell'anno. L'enoteca offre degustazioni di vini e prodotti tipici ed organizza seminari sul vino in ogni periodo dell'anno.

Per visitare il complesso bisogna fare un biglietto, c'erano varie possibilità che il receptionist ci ha spiegato in un pessimo inglese misto a tedesco con qualche parola di italiano, lasciandoci confusi e perplessi. Tuttavia avevamo un biglietto per una visita guidata pagato non poco e dovevamo attendere in un salottino l'arrivo della guida turistica che ci avrebbe portato a fare la visita.

Dopo una ventina di minuti di attesa, è arrivata la guida che ha cominciato la sua spiegazione in tedesco, soltanto io e Simona non capivamo una parola di quello che stesse dicendo e ci tenevamo in disparte dal gruppo cercando di tradurre le didascalie inglesi affisse alle opere d'arte.
Quello stupido receptionist ci aveva prenotato una visita guidata in tedesco, nonostante gli avessimo spiegato che volevamo farla in italiano ma a quanto pare non c'erano alternative, non si poteva pur volendo visitare il complesso da soli senza l'ausilio di una guida.
Improvvisamente mentre seguivamo a distanza la nostra guida, ci siamo accorti dall'imponente boato dei tuoni che fuori stava venendo giù un vero diluvio. Simona ha deciso improvvisamente di voler salvare le bici dall'acqua ed è corsa fuori sotto l'imponente massa d'acqua che veniva giù. Quando è tornata tutta fradicia la nostra guida ed il gruppo erano spariti.

Abbiamo provato a cercare il gruppo e la guida ma non c'è stato verso di ritrovarli, ovunque andavamo ci dicevano che non potevamo entrare, nelle stanze ai piani superiori ci hanno mandato via dicendoci che il nostro biglietto non valeva per quella zona, nessuno sapeva dirci dove erano la nostra guida ed il gruppo. Abbiamo provato a visitare la chiesa, il chiostro e la tomba di cui parlava il nostro biglietto ma non ci siamo riusciti, il personale in servizio era incapace a spiegarci come visitare e trovare queste cose da vedere si limitavano a mandarci via in malo modo dicendo che non potevamo stare in quella zona, non potevamo passare da quel corridoio, non potevamo nemmeno pensare, così delusi ed arrabbiati siamo andati via da quel luogo poco ospitale.

Pagando un nuovo biglietto avremmo potuto visitare le cantine vinicole del monastero e provarne i rinomati vini ma ormai eravamo talmente indispettiti che abbiamo rinunciato.

Arrivo a Vienna
Dopo pochi chilometri, senza nemmeno rendercene conto siamo arrivati a Vienna. Sotto il cartello con l'indicazione dell'arrivo in città abbiamo fatto la foto di rito per poi ritornare a pedalare.

Ci si accorge di essere dentro Vienna dal modo in cui cambia il paesaggio, cominciano a sbucare i primi edifici ed il numero di persone che si incontrano sulla ciclabile cresce sensibilmente. Ci sono gruppi di pattinatori, ciclisti di ogni specie e corridori di tutte le età.
La parete attrezzata
Dietro alcuni edifici in cemento ci sono dei ragazzi intenti ad arrampicarsi su di uníenorme parete attrezzata pubblica, accessibile a chiunque voglia provarla.
Siamo nella zona dello Spittellau, dove un edificio enorme colorato di blu fa bella mostra di se tra tutti quelli più sobri. Ha una strana torre con una testa d'orata tanto da somigliare ad un organo riproduttivo maschile. Cominciamo a chiamarlo il pisellone e lo utilizzeremo come punto di riferimento quando dovremo ritrovare la ciclabile per andare a consegnare le bici fra qualche giorno.

Ci vogliono circa sette chilometri per raggiungere il centro della città, senza mai rischiare di essere investiti, infatti, ovunque in città ci sono piste ciclabili, semafori per i ciclisti ed un rispetto enorme per chi predilige il mezzo umano per spostarsi in città.
ciclosemaforo a Vienna
Le auto ed il traffico sono veramente poche qui a Vienna, cosa che da subito mi ha fatto desiderare di trasferirmi a viverci.

Per arrivare al nostro albergo, dal centro abbiamo pedalato per altri tre chilometri, potevamo prendere la metro ma era meglio rendersi conto bene della nostra posizione e della distanza effettiva dal centro storico dove avremmo passato le nostre giornate da turisti.

La camera dell'albergo è spaziosa e pulita, cosa fondamentale per viverla in tranquillità e non c'è confusione, anzi un bel sole entra dalla finestra e illumina la zona letto. Ci piacerebbe restare ad oziare e fare una bella dormitina ma non dobbiamo sprecare il tempo che abbiamo a disposizione, Vienna ci aspetta ed abbiamo solo quattro giorni per visitarla tutta.

Dopo esserci fatti una doccia ristoratrice ed aver chiesto informazioni sul centro storico, sulla posizione di una lavanderia a gettoni e su dove poter mangiare, siamo usciti. Volevo portarmi dietro k-way e scarpe chiuse ma Simona mi ha convinto che si era messo bel tempo e queste cose sarebbero state un peso superfluo.

Vienna ad un primo sguardo serale ci è sembrata magnifica, maestosa e regale. Dovunque ci sono splendidi palazzi ottocenteschi, quando il barocco viveva i suoi anni migliori e l'impero austriaco splendeva di lustro e potere.

Ad ogni angolo di strada si trova qualcosa da ammirare, un palazzo, una regia, dei giardini curatissimi, una maestosa chiesa e tutto è perfettamente collegato da centinaia di percorsi ciclabili.

Quando si è fatto buio ed i 50 km percorsi oltre che sulle gambe si sono fatti sentire anche nello stomaco, ci siamo messi alla ricerca di un buon ristorante tipico, per non perdere l'abitudine presa durante i giorni precedenti di goderci una lunga cena a base di specialità austriache.
Solo che tutta la nostra volontà non è bastata a trovare un posto adatto.
Ci trovavamo al centro di Vienna, nei pressi della maestosa cattedrale romanico-gotica di Santo Stefano, con le sue magnifiche torri e l'altissimo campanile che da sola rivaleggiava con qualsiasi altra costruzione in bellezza e maestosità.
C'era un'infinità di ristorantini per turisti, quelli con i tavolini all'aperto e le foto dei piatti esposte in bella mostra, dove un brulicare di turisti bevevano birra mangiando piatti di poco spessore e qualità ma nemmeno uno di questi è riuscito ad ispirarci nonostante la fame crescente.
Gli altri ristoranti somigliavano a dei lounge bar con cucina e servivano dei pessimi piatti a prezzi esorbitanti, dove erano finiti quei ristorantini tipici pieni di tradizione e gente del posto, possibile che come tutte le capitali anche questa finiva per perdere la sua natura ed omologarsi a tutte le altre.

Disperati abbiamo girato per uníora e trenta minuti ovunque, per vicoli, strade e piazze senza riuscire a trovare nessun posto interessante.
Mentre leggevamo l'insegna di un ristorantino spagnolo è venuto giù un diluvio di proporzioni esagerate per una notte d'estate. Il cielo si è squarciato in due diventando improvvisamente tutto bianco e noi ci siamo infilati nel ristorantino spagnolo per ripararci e mangiare qualsiasi cosa ci avessero proposto.
Non appena ho salutato il cameriere, questo ci ha tenuto a farci sapere che per lui era troppo tardi e dovevamo andare via, così di corsa ci siamo rifugiati sotto la tenda di un negozio non troppo distante.

Pioveva tantissimo, faceva freddo e non avevamo niente per ripararci, avevamo le scarpe aperte grazie al consiglio di Simona ed una gran fame che contribuiva a farci sentire ancora più freddo.
Non appena il cielo è passato dal diluvio alla pioggia normale siamo andati via di corsa verso un chiosco di wurstel per mettere qualcosa nello stomaco. Abbiamo preso due bei wurstel tipici ed una rinfrescante birra radler al limone. Avevamo ancora fame ma il tempo non accennava a migliorare, anzi la pioggia aumentava, così ci siamo ficcati nella metro e ne abbiamo presa una che ci avvicinasse al nostro albergo.
La metro scorreva veloce verso i quartieri meno centrali ed il vento e la pioggia parevano diventare sempre più intensi ed esagerati.
Quando siamo arrivati nella nostra stazione, non potevamo nemmeno uscire, faceva troppo freddo e l'albergo non era vicinissimo da raggiungere a piedi, così per un'intera ora abbiamo aspettato in stazione. Le auto scorrevano veloci nella strada sottostante mentre la pioggia inondava ogni cosa, per ripararci dal vento freddo che si insinuava nella stazione dovevamo restare abbracciati. Quando la pioggia è nuovamente calata non ci restava altro da fare che cominciare a correre. Avremmo sfruttato i balconi per avvicinarci sempre di più all'albergo.
Peccato che i palazzi viennesi siano bellissimi ma non abbiano affatto balconi, così correndo da un portone all'altro, dalle piccole tettoie dei negozi a qualsiasi cosa trovassimo per ripararci un attimo e riposarci dalla corsa, siamo arrivati in albergo completamente zuppi.
Gli ultimi panni puliti rimasti erano ora inutilizzabili così la prima necessita del giorno successivo sarebbe stata andare alla lavanderia a gettoni e lavare tutto quello che avevamo.
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