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Un giorno a Passau

La ciclabile del danubio, Passau-Vienna (agosto 2010)
Dopo una tipica colazione austriaca, siamo pronti ad affrontare questa piovosa giornata da turisti.
Ci restano da trovare le bici per il viaggio ed un parcheggio dove lasciare l'auto per tutti i giorni in cui staremo via.
Come prima fatica del mattino abbiamo dovuto traslocare le borse dal lussuoso hotel del centro al nuovo hotel. Di mattina il passaggio sotto il ponte non sembra più così terrificante e la luce lo ridipinge di colori e murales.
Il 'Rotel Inn Hotel ha un aspetto bizzarro, superato il ponte si nota una lunga costruzione lungo il danubio che ha la forma di un uomo disteso che guarda verso il celo. Si accede alla hall direttamente dalla testa dell'uomo.
L'ingresso dell'hotel è caratterizzato da un lungo e vuoto corridoio illuminato, completamente decorato da murales di artisti contemporanei. Una successiva porta oltre il corridoio da sulla reception. I corridoi sono lunghissimi e pieni di stanze, il soffitto è basso e per terra c'è una la moquette marrone chiaro. Le pareti laterali tapezzate di colorati mattoncini marroni-rossi e le porte delle stanze che si susseguono all'infinito sono celesti. Le stanze sono piccolissime, larghe quanto un letto ad una piazza e mezzo e profonde un pÚ di più, hanno una finestra a centro del letto che da direttamente sul danubio, sono colorate e confortevoli nonostante le ridotte dimensioni. In ogni stanza c'è anche una piccola scrivania a parete ed una panca dove ci si puÚ sedere in due a mangiare o fare qualche altra attivit‡. Sembra di essere in una mini cabina di una nave dove la finestra rappresenta l'oblo.
I bagni sono nel corridoio, sono almeno 1 ogni tre stanze, senza differenziazione tra uomo e donne e sono pulitissimi, per ogni bagno c'è un pannello a led sulla porta che segnala lo stato di occupato o libero del bagno.
Mentre facevo una foto ricordo del corridoio, da un bagno in fondo al corridoio è passata una ragazza con indosso solo una magliettina verde ed il culo completamente di fuori che senza fretta tornava nella sua stanza dopo la doccia.
Ho chiesto all'hotel dove poter lasciare l'auto per i giorni del viaggio e mi ha detto che l'avrebbero tenuta loro gratis senza problemi, solo avrei dovuto lasciargli le chiavi. Questa favore ci permetteva di risparmiare un bel pÚ di soldi di parcheggio ma avrei dovuto fidamri di persone che non conoscevo, in un paese che non conoscevo.

Il primo affittabici che abbiamo trovato in stazione non ha voluto darci le bici, pretendeva che andassimo in un internet point ad effettuare una prenotazione online sul loro sito, di bici modello e durata precisa del viaggio prima di poterci dare le bici.
Il secondo aveva finito le bici da fittare, poi dopo un pÚ di discussioni miracolosamente ha tirato fuori due bici e ci siamo accordati per 8Ä al giorno e 29Ä per il ritiro da vienna, volevamo lasciargli un acconto ma ha detto che non era il caso.
Ci siamo imbattuti in un terzo affittabici quasi alla punta nord della cittadina, dove il fiume si separa in due, per curiosit‡ siamo entrati a domandare, era fornito e leggermente più economico, quindi abbiamo deciso di prenotare le bici anche da lui, questa volta con gli estremi del documento di identit‡ che ci vincolavano prenderle li.

Dopo aver sistemato la questione bici, abbiamo intrapreso un giro turistico della citt‡, raggiungendo come prima cosa il punto in cui si incrociano i tre fiumi Danubio, Inn ed Ilz. C'era un sole velato che a tratti faceva capolino ed un parco giochi per bimbi dove simona ha preso a dondolare su un altalena gigante.
Tutti i ciclisti ed i turisti vengono in questo punto della citt‡ per fare una foto ricordo di passau e poi sparire, come dei fantasmi che appaiono in un luogo soltanto per un istante.
Come si puÚ immaginare ci siamo lasciati contagiare dalla mania della foto ricordo anche noi...

Dopo aver approfittato anche io della mega altalena per starmene straiado con simona per un pÚ godendoci la pace e la tranquillit‡ che si respirava, siamo andati in cerca di un parcheggio economico per lasciare l'auto.
Dopo molti km a piedi per raggiungere un parcheggio privato, siamo finiti in un posto lontanissimo dal centro, non c'era un campanello, ne si capiva dove poter chiedere informazioni, non si vedeva nessuno in casa e scocciati dal caldo e dalla fatica abbiamo deciso di tornarcene in centro. Fortunatamente c'era la fermata dell'autobus, che con un indecente precisione è passato appena tre minuti il nostro arrivo, salvandoci da un ritorno stremante, specialmente per il fatto che era gi‡ passata l'ora di pranzo e non avevamo ancora messo niente nello stomaco.
In centro ci siamo fermati a mangiare da NordSee, una catena fastfood-ristorante che cucina solo pesce, con 20Ä in due abbiamo preso una zuppa di pesce, del merluzzo fritto, del salmone norvegese arrostito con le patate, dei filetti di aringa marinati ed una bella birra.
Subito dopo pranzo ne abbiamo approfittato per fare un salto al duomo di Santo Stefano una maestosa chiesa di impianto gotico con facciata ed interno barocchizzate.
Nonostante lo stile barocco, gli stucchi quasi tutti bianchi e l'alternarsi di volte ed affreschi, regalano all'osservatore una visione ordinata ed armoniosa, un susseguirsi di elementi architettonici simili che amplificano il senso prospettico. Nella chiesa, proprio sul portale d'ingresso è possibile vedere il più grande organo del mondo. Impressionante con i suoi riccioli d'oro e le enormi canne argentate.
Nel pomeriggio ci siamo dedicati ad una cosa che normalmente non facciamo mai, lo shopping, visitando gli infiniti negozi e centri commerciali di passau. Qui è pieno zeppo di negozi che vendono abbigliamento tecnico e si puÚ ben capire il motivo, mentre infatti compravamo delle posate campali il cielo è diventato tutto grigio ed in poco tempo si è passati dal sole pieno ad un vero diluvio.
Indossando i k-way più l'ausilio di un mini ombrello che simona si è portata dietro siamo riusciti a ritornare velocemente in hotel. La mite temperatura estiva aveva lasciato il posto ad un freddo ed un umidit‡ quasi sconosciute a noi italiani...
Le povere scarpe da ginnastica che avevo portate per il viaggio ormai erano zuppe e questa cosa mi faceva pensare alla possibilit‡ di acquistare un paio di scarpe da trekking prima di cominciare il viaggio in bici, non sarebbe stato bello pedalare per tanti chilometri con i piedi e la sera non avere dietro un paio di scarpe di ricambio.
Chiusi nella mini stanza colorata, in ginocchio sul letto ed affacciati alla piccola finestra sul danubio aspettavamo che si decidesse a spiovere. Non potevamo aspettare a lungo per non rischiare che le cucine dei ristoranti chiudessero lasciandoci senza cena, verso le 20:30-21:30 è difficile trovare qualcuno che ancora tiene aperta la cucina, ti servono solamente da bere e nemmeno fino a tardi...
La pioggia finalmente sembrava dare una tregua, così siamo usciti di corsa spediti verso un'accogliente locale dove avevamo visto mangiare degli anziani signori. Mancavano pochi minuti alla chiusura dei centri commerciali e ne abbiamo approfittato per infilarci di corsa in un negozio in chiusura e comprare dedelle scarpe leggere da trekking resistenti all'acqua. La commessa è rimasta un pÚ stranita quando ci ha visto indossare le scarpe direttamente nel negozio ma almeno avremmo passato il resto della serata con i piedi asciutti.
Il locale che abbiamo scelto per la sera sembra una tipica trattoria bavarese, si chiama Bayerischer Lowe. Ogni cosa nel locale è fatta o rivestita di legno, le pareti sono tinteggiate di un arancio rosato, ai muri ci sono appesi strani medaglioni metallici con loghi del locale ed ovunque ci sono insoliti oggetti e decorazioni floreali. Un connubio tra classico rusticismo, moderno ed elegante che riescomp a creare un'atmosfera confortevole e rilassante. Su ogni tavolo ci sono degli strani cofanetti di legno, vuoti di cui non abbiamo compreso bene il senso. La clientela è composta principalemnte da gente del luogo, cosa che ci conforta perchè quasi sempre indica tipicit‡ e qualit‡ del posto.
Come al solito i menu in tedesco e quello tradotto in inglese non ci sono stati molto di aiuto a comprendere cosa ordinare, così mi sono cimentato nell'antica arte di copiare gli altri, ho indicato al cameriere un piatto che era appena arrivato ad un ragazzo seduto due tavoli più in l‡, solo che il camereriere ha iniziato una strana discussione in un mezzo inglese-tedesco.
Cercava di spiegarmi che quel piatto non era fatto di carne di maiale ma non capiva che la cosa non mi preoccupava. Dopo un pochino che insistevo a dire che volevo esattamente quel piatto e che simona imitava il verso degli animali per capire di specie animale si trattasse, si è deciso ad prendere l'ordinazione.
La cosa che più mi affascina di viaggiare è che in ogni posto c'è sempre qualcosa di nuovo e buono da mangiare, basta dimenticare i propri canoni di alimentazione e lasciarsi andare.
Quando è arrivato il piatto, che per le dimensioni somigliava più ad un vassoio oblungo, aveva poggioto su di un lato un quarto di un volatile, molto simile ad un pollo ma di dimensioni sproporzionate, dal lato opposto del piatto c'erano due spesse fette di carne morbida di maiale, saranno state alte un paio di centimetri. Sul bordo della carne, oltre lo strato di grasso semifuso c'era una scura crosta dal sapore unico. Al centro del piatto c'era una patata lessa morbida e gommosa e sul lato destro degli gnocchi di pasta a forma di siluro ripassati in padella con olio e tocchetti di speck tirolese. Sul fondo del piatto un sughetto scuro di burro e vino rosso completava il piatto dandogli quel sapore in più e quell'aggiunta di calorie necessaria a non lasciare il commensale troppo a stomaco leggero. Per completare poi con la giusta dose di verdure la cena, il piatto veniva servito con un piattino di rape rosse tagliuzzate e calde. Il piatto di Simona invece era dietetico, delle fettine di maiale arrostite in una crema bianca con funghi e due grandi canederli al prosciutto. Normalmente anche per lei c'era un piattino di insalata mista.
Per non sfatare la norma, tutto era squisito, anche se ho dovuto faticare parecchio per finire tutto quello che c'era nel mio piatto. Il mio stomaco non era ancora abituato a quantit‡ simili di cibo, dato stato di dieta ferrea che mi viene imposto durante il resto dell'anno. :(
Il conto come sempre è stato onesto, tutto quel cibo, più due belle birre al frumento da mezzo litro ci sono costate soltanto 31Ä in due.
La cosa buff‡ e che qui in Austria costa meno la birra che l'acqua, non conviene mai ordinare dell'acqua al tavolo a meno che non riuscite a farvi portare quella del rubinetto che non mettono in conto, le bottigliette di minerale da 25 0 33 cl costano al tavolo anche 4Ä molto di più del costo di un buon mezzo litro di birra alla spina. Non si paga mai il servizio ne il coperto, anche se spesso si paga il pane quando richiesto. Gli austriaci abitualmente non lo consumano perchè lo sostituiscono con le patate o i canederli sempre presenti nelle portate che risultano essere un piatto unico. Solo noi quando andiamo a cena ordiniamo più di una portata, suscitando stupore nei camerieri e facendo poi dei veri tour de force per non lasciare nemmeno una briciola nel piatto.
In Austria non capita mai che qualcuno provi a ricaricare un euro in più sul conto soltanto perchè siamo stranieri e di passaggio, nonostante siano palesi le nostra difficolt‡ comunicative e comprensive delle abitudini del luogo a nessuno viene in mente di potervi truffare. Qui sanno davvero cosa vuol dire la parola Ospitalit‡ e fanno il loro mestiere di commercianti non solo per i soldi ma per il piacere di soddisfare la clientela. Questo non vuol dire che non si possa esserci una pecora nera, ma la norma da queste parti è l'onesta ed il turista non viene mai visto come il pollo da spennare, ma l'ospite gradito da soddisfare, cosa che in Italia è stata dimenticata da molti, se non da tutti... Da noi infatti si nota l'esatto contrario, le pecore nere ci sono ma sono quelle che fanno il mestiere con passione ed onest‡, di tutti gli altri non ne voglio nemmeno parlare...

Tornando in albergo, pioveva delicatamente, le strade bagnate riflettevano le luci delle insegne dei negozi, non era rimasta molta gente a girare, tranne dei piccoli gruppetti che si radunavano fuori i pochi bar ancora aperti.
Con indosso i nostri k-way colorati sembravamo gli unici in citt‡ a preoccuparci della pioggia, tutti gli altri passeggiavano comodamente sotto la pioggia come se fosse una cosa normale. Di sicuro ci avranno scambiato per dei marziani o cartelloni pubblicitari.
Chiuso in questa piccola e graziosa camera d'hotel mi annoio, non si sente volare una mosca e l'unico rumore che arriva alle mie orecchie e quello del danubio che scivola dolcemente sulle rive, con il suo moto di secoli osserva noi buffi individui capaci di deviarlo, costringerlo in dighe e contenerne l'immensa forza.
Simona dorme ma io non ci riesco, sento il bisogno di fare qualcosa di diverso che starmene chiuso qui a riposare, vorrei poter socializzare con qualche persona del luogo, starmene per qualche ora a chiacchierare di differenze culturali e sociali, conoscere le abitudini ed i modi di fare tipici di queste parti e renderli parte indelebile del ricordo di questo viaggio appena cominciato.
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